Da ItaliaInformazioni:
http://www.italiainformazioni.com/giornale/filatelia/51473/francobollo-giorno-sicilia-occupata.htm
Lo sbarco alleato in Sicilia del 10 luglio 1943, era stato preparato meticolosamente. Il piano prestabilito per l’occupazione militare dell’Isola, prevedeva meccanismi e istituzioni straordinarie, per sostituire quelle che l’incedere degli eventi avrebbe spogliato di ogni potere politico e amministrativo.
Gli Americani avevano persino pensato alle esigenze postali ed al fatto che, trattandosi di una occupazione militare, come sempre accade, avrebbero dovuto mettere fuori corso i francobolli Italiani.
Pertanto predisposero una serie di 9 francobolli che stamparono in gran segreto negli U.S.A., avendo l’accortezza di scriverci sopra genericamente “Allied military postage Italy”, ma non certo il luogo che avrebbero occupato per primo, che era top secret per ovvi motivi militari.
Il valore facciale dei francobolli espresso in Lire e centesimi di Lira, era coerente alle tariffe vigenti in Italia, che vennero mantenute inalterate.
I francobolli furono stampati in fogli da 100 esemplari e dovendo viaggiare via mare, venne inframmezzata tra un foglio e l’altro, una velina protettiva, in modo tale da evitare che l’umidità potesse determinare l’adesione dei fogli uno con l’altro.
Gli americani si portarono dietro anche la carta moneta da immettere in circolazione, le famose AM-LIRE, anche questa stampata negli USA (e subito falsificata in Sicilia!).
L’invasione dell’Isola e il successivo Armistizio di Cassibile (SR), concluso tra l'Italia e gli Alleati il 3 Settembre ed entrato in vigore il successivo otto Settembre 1943, determinarono il così detto “spaccamento”. La Sicilia rimase letteralmente isolata dal resto d’Italia e venne a crearsi una gran confusione politica, militare ed amministrativa. Il servizio postale rimase sospeso e venne ripristinato solo in data 23 agosto 1943.
La liberazione di Benito Mussolini dalla prigione del Gran Sasso d'Italia, avvenuta ad opera di paracadutisti tedeschi il 12.09.1943, e la successiva creazione della Repubblica Sociale Italiana, e del così detto Regno del Sud, gettarono il Paese nel caos di due guerre contemporanee: quella militare e quella civile tra fratelli, anch’essa combattuta senza esclusione di colpi, una ferita non ancora rimarginata.
Al momento dell’occupazione dell’Isola, gli alleati misero appunto fuori corso tutti i francobolli italiani, che vennero riammessi alla validità postale il 1.09.1944. In linea di principio, i valori postali italiani, avrebbero dovuto essere riammessi subito dopo l’armistizio.
Così non fu, ed è lecito supporre che gli anglo-americani, anche se ormai alleati anche del Regno del Sud di Vittorio Emanuele e Badoglio, non erano del tutto sicuri della loro “fedeltà” e comunque attendevano l’evolversi degli eventi, prima di restituire piena sovranità all’Italia sull’Isola.
Al contrario di quanto avvenne per i valori postali, dopo lo sbarco degli anglo americani, le marche da bollo italiane, recanti quasi tutte l’effigie del Re, continuarono ad essere utilizzate normalmente.
Infatti gli americani non programmarono di mettere fuori corso le marche da bollo, forse perché non sapevano che esse recavano l’immagine del sovrano: più verosimilmente giocò un ruolo determinante in questa decisione, l’indirizzo anglosassone di utilizzare i francobolli come marche da bollo. Comunque gli alleati non portarono nuove marche “d’occupazione”, né provvidero alla stampa di nuovi tipi al momento dello sbarco, né a soprastampare quelle italiane.
Ma nel 1943, le scorte di marche da bollo presenti nell’Isola erano già molto assottigliate a causa dei tre anni di guerra e ovviamente, dal 10 luglio in poi (e sicuramente fino all’estate del 1944) nessuna fornitura fu possibile.
Così si arrivò (nel febbraio del 1944) all’esaurimento pressoché totale delle scorte di marche da bollo italiane, soprattutto nelle grandi città.
La soluzione era solo una: utilizzare i francobolli al posto delle marche da bollo, fenomeno non certo nuovo, ed al quale si è fatto ricorso molte volte.
Dal punto di vista concettuale e pratico, per gli americani e soprattutto per gli inglesi, non vi era alcuna novità: infatti il Regno Unito utilizza normalmente i francobolli come valori fiscali, che emette raramente e solo per usi particolarissimi.
Dunque nel periodo dell’occupazione alleata della Sicilia, a causa appunto della mancanza di rifornimenti, in campo fiscale vengono utilizzate promiscuamente marche della più svariata origine ma anche francobolli italiani e dell’emissione americana di occupazione, per l'assolvimento delle diverse e molteplici fiscalità.
Emblematico il documento che vediamo in foto. Si tratta di una ricevuta per la fornitura di latte che ha scontato un’imposta di Bollo per Lire 3,50. La tassa è stata assolta utilizzando promiscuamente tre francobolli dell’emissione americana d’occupazione da Lire 1, e tre marche da bollo italiane, due 20 cent. ed uno da 10 cent., recanti l’effigie di Vittorio Emanuele III.
Occupanti ed occupati indissolubilmente insieme, così consegnati alla storia che ci viene restituita dai documenti postali e fiscali. Accadrà ancora nel settembre del 1944 quando verranno riammessi in corso i francobolli italiani, che per circa due mesi saranno utilizzati insieme a quelli della serie di occupazione per il servizio postale.
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